La soluzione ideata per il riconoscimento biometrico

Grande fermento in questi ultimi mesi intorno al tema del riconoscimento biometrico come metodo per monitorare ingressi e uscite sul posto di lavoro, soprattutto nel settore della Pubblica Amministrazione. Di mercoledì 12/06 l’approvazione, da parte del senato, del Ddl Concretezza nella PA. Le notizie sui famigerati “furbetti del cartellino” infatti, sono ormai da anni un evergreen sui nostri mezzi d’informazione ed è probabilmente arrivato il momento di trovare una soluzione.

Una risposta che permetta al datore di lavoro di non venir “frodato” dai suoi dipendenti risiede, appunto, nel riconoscimento biometrico, ossia nella raccolta di un insieme di dati personali relativi alle caratteristiche fisiche, fisiologiche o comportamentali di una persona che ne consentano l’identificazione univoca. Ed è proprio nella natura così strettamente personale di questi dati che affonda le sue radici l’attuale disputa rispetto alla liceità/illiceità del loro utilizzo.

Tuttavia il DDL concretezza (approvato dal Senato) già prevede l’introduzione di sistemi di verifica biometrica dell’identità e di videosorveglianza degli accessi per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche (dirigenti inclusi), ai fini della verifica dell’osservanza dell’orario di lavoro da parte di questi ultimi. In particolare poi, l’art. 2 del provvedimento, prevede che, sempre ai fini della verifica dell’osservanza dell’orario di lavoro, le amministrazioni pubbliche introducano detti nuovi sistemi di rilevazione delle presenze, in sostituzione dei sistemi di rilevazione automatica ad oggi in uso (ossia, di regola, i badge). Questo consentirebbe di eliminare ogni rischio di frode per assenteismo verso il datore di lavoro e, trattandosi di PA, anche verso la comunità nel suo complesso.

Ma gli ostacoli non mancano… il Garante della Privacy italiano infatti si sta opponendo all’adozione di questi metodi ritenendoli troppo “invasivi” e “sproporzionati” rispetto alle necessità di controllo. Poco conta quindi il fatto che il riconoscimento biometrico sia da anni utilizzato in diversi Paesi esteri senza nessuna ripercussione sulla privacy degli utenti, e poco conta anche la tutela di tutta quella parte di dipendenti pubblici o privati (che poi rappresenta la maggioranza), che svolge il proprio dovere quotidianamente con impegno e dedizione.